Meteoropatia estiva: quando la bella stagione ci butta giù

Luce, temperatura e umidità condizionano l’umore: in alcuni casi però il cambio di stagione può portare una vera e propria depressione. Si chiama metereopatia ed è sempre più diffusa, anche d’estate

Meteoropatia estiva: quando la bella stagione ci butta giù

La consapevolezza che il tempo atmosferico influenza l’umore è radicata nella nostra cultura dalla notte dei tempi. Ma da qui a considerare la meteoropatia una vera e propria patologia il passo è lungo: spesso chi ne soffre viene considerato semplicemente “lunatico” e le sue difficoltà non vengono comprese a fondo da chi lo circonda. Tale rischio è ancora più elevato quando il disturbo colpisce durante l’estate, magari proprio in vacanza, situazione in cui malcontenti e discussioni con famiglia e amici sono dietro l’angolo. Nonostante infatti l’inverno sia la stagione in cui la meteoropatia colpisce di più, per qualcuno è proprio l’estate il periodo dell’anno psicologicamente più difficile da affrontare: con sintomi quali irritabilità, calo di appetito, difficoltà a prender sonno.

Dal greco “meteora” (fenomeni celesti) e “pathos” (dolore, sofferenza, malattia), il termine “meteoropatia” indica una condizione patologica correlata alle condizioni atmosferiche, ossia la temperatura, l’umidità, la pressione e la luminosità. Il numero di persone che soffrono di meteoropatia sembra essere in aumento e questa condizione è vista con sempre maggior interesse da parte della comunità scientifica.

Nei manuali di psichiatria, la meteoropatia prende il nome di Disturbo Affettivo Stagionale (SAD, Seasonal Affective Disorder), termine coniato nel 1984 da Norman Rosenthal, che per primo ne ha formalizzato la descrizione. Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) questo disturbo è citato come Disturbo Depressivo Maggiore Ricorrente con andamento stagionale.

Chi colpisce la meteoropatia?

I soggetti più a rischio risultano essere le donne, come spesso accade per i fenomeni psicopatologici: le ricerche dimostrano che esse sono colpite con una prevalenza pari a circa il doppio rispetto a quella che interessa gli uomini. Le persone di mezza età sono i soggetti più facilmente colpiti, ma anche i bambini possono essere a rischio. I ricercatori ritengono inoltre che questo disturbo possa avere una componente genetica: i soggetti con Disturbo Affettivo Stagionale, infatti, hanno un aumentato tasso di familiarità per depressione, disturbo bipolare o lo stesso Disturbo Affettivo Stagionale. Chi ha già un disturbo dell’umore risulta più vulnerabile e alcuni fattori negativi della vita quotidiana, legati per esempio ai ritmi stressanti, alla crisi economica e lavorativa, rivestono un ruolo importante.

Un disturbo sempre più attuale

La meteoropatia è in netto aumento perché influenzata da molteplici aspetti della vita moderna: primo tra tutti la tendenza a passare troppo tempo in spazi chiusi e climatizzati, che si ipotizza possa ridurre la nostra abilità di fronteggiare sbalzi di temperatura e cambiamenti meteorologici in generale. A questo proposito il Dottor Thomas Wehr, psichiatra del National Institute of Mental Health ed esperto di questo disturbo, spiega che alcuni atteggiamenti come tenere le luci accese anche a notte fonda, regolare i riscaldamenti al massimo d’inverno e l’aria condizionata al minimo d’estate hanno l’effetto di annullare gli effetti delle stagioni ed è facile comprendere come si possa finire per patire in modo eccessivo ciò che altrimenti sarebbe normale.

Quali sono i sintomi?

Durante il cambiamento climatico, i soggetti affetti da meteoropatia possono avvertire un calo dell’umore fino a manifestare un vero e proprio episodio depressivo: debolezza fisica e mentale, ipertensione, cefalea, dolori articolari e muscolari, difficoltà di respirazione e pesantezza di stomaco. Possono esserci anche sintomi cardiovascolari, come palpitazioni o dolori allo sterno. Questi sintomi durano in genere uno o due giorni e diminuiscono quando il tempo cambia nuovamente. Se i cambiamenti climatici si susseguono con rapidità, solitamente i disturbi calano di intensità ogni volta, in una sorta di processo di adattamento.

Disturbi diversi per tutte le stagioni

Da un punto di vista strettamente psicologico, i resoconti dei pazienti e la letteratura scientifica mostrano l’esistenza di due tipi di meteoropatia: quella che colpisce d’inverno e quella che colpisce d’estate. La prima, più comune, colpisce fino al 5 per cento della popolazione mondiale ed è caratterizzata da depressione, stanchezza e spossatezza nei mesi più freddi, aumento dell’appetito con ricerca soprattutto di carboidrati, aumento di peso e sonnolenza eccessiva. La meteoropatia estiva causa invece ansia, irritabilità, perdita di appetito, insonnia e, nei casi più estremi, aumento delle fantasie suicidarie. Quest’ultimo quadro, più raro e meno studiato (interessa infatti solo l’1% della popolazione), può portare chi ne soffre a identificare con maggior difficoltà l’origine dei propri disturbi.

Quali sono le cause?

La meteoropatia invernale è causata da difficoltà nella regolazione dei livelli di serotonina, un neurotrasmettitore responsabile della stabilizzazione dell’umore, e all’aumentata produzione di melatonina con il diminuire delle ore di luce. Questi cambiamenti fisiologici portano alcuni soggetti a sentirsi maggiormente assonnati e privi di energie con l’accorciarsi delle giornate.

Per quanto riguarda la meteoropatia estiva, le cause sono meno chiare: si pensa che chi ne soffre sia maggiormente sensibile al calore, ma non è ancora del tutto stabilito se si tratti di calore o di luce. Questo collegamento è supportato da studi che mostrano come i soggetti con depressione tendano ad avere temperature corporee più elevate durante la notte e che l’assunzione di antidepressivi sia associata a temperature cerebrali e corporee più basse.

I disturbi estivi, infine, risultano avere maggior prevalenza nelle regioni del mondo più calde.
Secondo uno studio recente le calde temperature estive ridurrebbero il comportamento prosociale, rendendo le persone meno cooperative le une con le altre. La ricerca ha analizzato il comportamento di dipendenti di un negozio e studenti di college chiusi in spazi chiusi con temperature alte, dimostrando che il caldo rende meno disponibili, collaborativi e aperti alle relazioni. A influenzare il comportamento in tal senso sarebbe non tanto il caldo, quanto il livello di umidità. Considerando che la temperatura media sulla Terra è in continuo aumento, essere consapevoli di questo meccanismo e di come cambia l’umore quando il clima si fa particolarmente torrido, sta diventando sempre più importante.

I consigli degli esperti

Come fronteggiare gli effetti del disturbo? Gli specialisti concordano sull’importanza di trascorrere del tempo all’aria aperta. Il primo consiglio quindi è quello di cercare di ritagliarsi ogni giorno, a prescindere dagli impegni, del tempo libero da trascorrere all’aperto, meglio se in mezzo alla natura. Questi momenti possono essere l’occasione per mantenersi fisicamente attivi, ad esempio correndo e andando in bici anche se piove e fa freddo o, al contrario, fa particolarmente caldo. Fare attività sportiva con qualsiasi condizione meteorologica favorisce infatti la resistenza ai cambiamenti atmosferici, facendo sì che nessuna condizione possa più spaventarci. Un altro modo per allenare il corpo ad adattarsi ai cambiamenti climatici è quello di fare frequenti saune, di frequentare stabilimenti termali all’aperto d’inverno o semplicemente, a casa, di alternare docce fredde e calde. Questo è consigliato specialmente ai soggetti con pressione bassa.

Per quanto allenare resistenza e flessibilità sia importante, non bisogna neanche dimenticare la propria indole e le proprie preferenze: possibilmente, un soggetto con meteoropatia invernale dovrà cercare di rendere la propria casa luminosa e fare vacanze in posti caldi, chi invece patisce l’estate dovrà fare attenzione a vivere e lavorare in ambienti adeguatamente climatizzati e andare in ferie in località in cui le temperature non siano troppo elevate.