Psichiatria

Lo shopping compulsivo: segnali e trattamento

Lo shopping compulsivo porta, chi ne soffre, ad acquisti tanto frequenti quanto inutili. Risulta quindi fondamentale comprendere cosa si nasconda dietro questo disagio, ricorrendo al supporto dello psicologo.

Lo shopping compulsivo: segnali e trattamento

Lo shopping compulsivo, online e offline, porta chi ne soffre ad un bisogno incontrollabile di acquistare. Ogni nuovo acquisto perde immediatamente interesse, lasciando il soggetto in uno stato di tensione crescente fino al successivo acquisto compulsivo.

Come può essere inquadrato clinicamente questa mancanza di controllo? Quali segnali la contraddistinguono e, soprattutto, quali approcci terapeutici sono risolutivi? Risponde la dottoressa Francesca Picanza, psicoterapeuta di Santagostino.

Shopping compulsivo, una definizione

Lo shopping compulsivo è caratterizzato da un irresistibile, incontrollabile e ripetitivo impulso o desiderio di acquistare. L’atto dell’acquisto comporta attività singole eccessive, costose e dispendiose in termini di tempo, tanto da generare effetti dannosi non solo per l’individuo ma anche per le persone che gli sono vicino. Senza dimenticare il rischio di incorrere in problemi finanziari.

Definirne l’eziopatogenesi risulta complesso, infatti i fattori in gioco sono molteplici. Alcuni autori intendono lo shopping compulsivo come un disturbo simile all’uso e all’abuso di sostanze, per altri sarebbe assimilabile ai disturbi appartenenti allo spettro ossessivo-compulsivo.

Ad oggi lo shopping compulsivo non viene descritto né nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) pubblicato nel maggio 2013 per conto dell’APA, American Psychiatric Association, né nell’ ICD-10 (International Classification of Diseases). Sul piano diagnostico viene infatti inquadrato come “disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato”.

Come si comporta chi compra sempre?

Il consumatore è spesso impegnato in acquisti che non rispondono ad un bisogno reale, nei casi più gravi si può arrivare ad una perdita del controllo delle proprie azioni sviluppando una vera e propria forma di dipendenza, oltre a un bisogno compulsivo di eseguire acquisti senza un criterio logico. Spesso seguono sensazioni di colpa e disprezzo personale per la condotta manifestata.

Gli episodi di shopping compulsivo sembrerebbero manifestarsi secondo una sequenza di fasi piuttosto stereotipata e ripetitiva, in cui il compratore compulsivo inizierebbe ad avvertire un senso di preoccupazione e di urgenza rispetto all’acquisto in generale o di un oggetto specifico. Funge da trigger attivante a questa fase uno stato emotivo spiacevole. Segue poi una fase di pianificazione su come e dove effettuare l’acquisto.

La vista dell’oggetto o anche la sola immaginazione genera uno stato di eccitamento tale da far apparire l’articolo come necessario e indispensabile. Le sensazioni di benessere vengono soppiantate da senso di colpa e vergogna per l’impulso irrefrenabile di acquistare beni. La ripetizione del comportamento nascerebbe dal tentativo di compensare l’insieme di stati emotivi negativi.

Cosa si nasconde dietro lo shopping compulsivo?

Il confine che segna il passaggio tra “acquisto normale e acquisto patologico” non è sempre netto e chiaro. Innanzitutto non si può trascurare l’importanza del contesto sociale in cui si è innestato tale disagio. Non a caso l’insorgenza del disturbo è spesso collocabile in età adolescenziale, tra quella fascia di popolazione cresciuta con lo sviluppo dell’innovazione tecnologica con preferenza per l’utilizzo della carta di credito e per gli acquisti online.

Quest’ultimo, sempre più diffuso, rende il gesto ancora più semplice e rapido, configurandolo come ulteriore fonte di minaccia tra coloro già avvezzi e con maggiore vulnerabilità a condotte di acquisto incontrollato. Allo stesso tempo il pagamento virtuale può indurre a percepire come meno reale il consumo del denaro incentivando le spese.

Altrettanto importanti sono le implicazioni psicologiche e neurochimiche che contribuirebbero a far convergere le spiegazioni all’interno di un approccio biopsicosociale. Secondo tale approccio i soggetti con disturbo da shopping compulsivo sembrerebbero utilizzare l’acquisto come strategia disfunzionale per la regolazione di stati emotivi negativi quali:

Tutto ciò, unito ad una maggiore sensibilità (anche a livello neurochimico) al piacere, a seguito di una gratificazione o ricompensa, può facilmente determinare una condizione di dipendenza.

Un piacere transitorio e fittizio

L’atto dell’acquisto provoca infatti sensazione di piacere transitoria e fittizia. Diviene centrale dunque l’impossibilità di controllare un certo comportamento e l’incapacità di assumere un atteggiamento decentrato rispetto ad emozioni e pensieri che insorgono in quel frangente, come se l’acquisto in quel momento fosse necessario, urgente, rendendolo irresistibile e improrogabile.

L’azione impulsiva è spesso seguita dal senso di colpa, vergogna e rimorso in grado di riattivare gli stati emotivi psicologici iniziali generando in tal senso l’inizio di un nuovo circolo vizioso e contribuendo al mantenimento del disturbo.

Come si diagnostica questo tipo di compulsione?

Susan McElroy, ricercatrice statunitense, ha voluto definire alcuni criteri utili ai fini diagnostici e alla sostanziale distinzione tra una normale attività di acquisto da quella patologica:

  • la mancanza di controllo nei confronti dell’impulso all’acquisto sentito come irresistibile, intrusivo e insensato
  • la tendenza a spendere al di sopra delle proprie disponibilità economiche per oggetti spesso futili
  • conseguenze emotive negative, stress e frustrazione derivanti dalle preoccupazioni e dall’impulso, che interferiscono in modo rilevante con il funzionamento sociale, lavorativo ed economico.

Come si può intervenire per curare chi soffre di shopping compulsivo?

Tra i diversi approcci teorici e le differenti terapie che ne derivano, la terapia cognitivo-comportamentale interviene sul controllo degli impulsi e sul nucleo centrale di tale disturbo rappresentato dalla bassa autostima e svalutazione di sé.

La maggior parte delle persone affette da shopping compulsivo, pur riconoscendo di avere un problema sentono di non averne il controllo. Infatti nonostante gli sforzi profusi, si sentono minacciati da impulsi irrefrenabili ai quali non riescono a sottrarsi. In tal senso il focus della terapia sarà:

  • identificare i comportamenti compulsivi, analizzando gli svantaggi e i vantaggi nel cambiare tale modalità
  • introdurre un sistema di gestione del denaro in modo da ridurre i danni finanziari
  • analizzare il comportamento, esplorando i contenuti di pensiero e gli stati emotivi che precedono, caratterizzano e seguono gli episodi in cui si acquista
  • ristrutturare cognitivamente le credenze disfunzionali rispetto allo shopping ed agli oggetti
  • identificare strategie di coping, ovvero strategie di risposta e di adattamento, da mettere in atto.

In alcuni casi può risultare utile combinare la psicoterapia con una terapia farmacologica, in modo da alleviare i disturbi depressivi o ansiosi che risultano associati allo shopping compulsivo e di conseguenza favorire una maggiore aderenza alla psicoterapia.