La draw therapy: curare con i disegni

La draw therapy è uno strumento fondamentale all'interno dell'arteterapia, soprattutto per i bambini

La draw therapy: curare con i disegni

La draw therapy è uno strumento efficace nella psicoterapia infantile. Il disegno per un bambino è infatti l’inizio dello sviluppo della capacità di pensare e di raccontare. È un passaggio prezioso e una capacità che spesso da adulti, purtroppo, banalizziamo e, di conseguenza, perdiamo. 

Nei primi anni del ventesimo secolo, l’arte e la produzione artistica infantile hanno  avuto un ruolo fondamentale all’interno della psicoanalisi come stimolo creativo e come strumento per interpretare emozioni, conflitti, tensioni e sentimenti. In seguito se ne scoprirono anche le proprietà teraputiche, sopratutto per coloro che non si servivano del linguaggio come canale privilegiato (Donald Winnicot, Colloqui terapeutici con i bambini, 1966 ).
Se vogliamo conoscere i bambini possiamo osservare come si esprimono e come si comportano, ma per capire quello che sentono e le emozioni che vivono basta osservare semplicemente quando disegnano. Il disegno ci offre un canale diretto, non invadente, per accedere al loro delicato mondo interno.
Per gli psicoterapeuti, il disegno (draw therapy) è un ottimo strumento che aiuta a entrare in relazione con il bambino e il suo disagio, ma è necessario conoscere e saper maneggiare questa tecnica per non cadere in un eccesso di interpretazione che può fuorviare e produrre valutazioni sbagliate.    

Il disegno in arteterapia

Gli specialisti in draw therapy sanno bene che un solo disegno non può rappresentare la complessità della personalità umana; tuttavia attraverso i disegni delle persone, e in particolare dei bambini, è possibile comprendere l’intensità delle emozioni, le fantasie, le paure e i desideri, e i simboli usati per rappresentarli possono ricordare i medesimi meccanismi che compaiono nei sogni: lo “spostamento” (cioè il trasferimento dell’intensità di una rappresentazione ad altre rappresentazioni collegate da nessi associativi), la  “condensazione” (concentrare più elementi in un’unica rappresentazione) e la raffigurabilità mediante il passaggio da una rappresentazione astratta a una concreta. Per esempio, le onde del mare possono riferirsi al movimento delle emozioni e dei sentimenti del soggetto, mentre l’elemento oceanico e dell’acqua sul piano simbolico può anche essere collegato alla madre.
Attraverso il disegno e l’uso dei materiali artistici gli psicoterapeuti espressivi  possono anche pianificare un intero progetto terapeutico e riabilitativo attraverso l’analisi del disegno e ovviamente la relazione con i bambini, che resta di primaria importanza.
Il disegno è molto importante perché scandisce le tappe di sviluppo del bambino e  crea un collegamento tra il mondo interno dei bambini e il mondo esterno degli adulti; permettendo di creare uno spazio intermedio che si colloca tra l’attività di gioco, i gesti e le parole, gettando infine le basi per acquisire la capacità di narrazione.

Bambini e adulti

Gli scarabocchi, i tracciati e le prime raffigurazioni dei disegni cominciano a svilupparsi a partire dal primo anno e mezzo di vita per tutta l’infanzia, fino all’età pre-adolescenziale, ossia  le scuole medie, dove i ragazzini purtroppo smettono di disegnare, perché subentra un giudizio estetico e ipercritico, aprendo così la strada a diventare adulti incapaci di prendere in mano una matita, e alla banalizzazione superficiale di questa attività. Questi adulti relegano (talora con biasimo) il disegno  al mondo dell’infanzia, finché loro stessi diventano genitori; allora si scoprono curiosi ma ancora più spesso ansiosi se il loro bambino disegna sempre con il nero e fa i buchi sul foglio, oppure in un momento di rabbia mette a soqquadro la stanza e rompe tutti i giochi.
In genere sappiamo che i genitori sono molto felici di designare assieme ai loro bambini, ma purtroppo scoprono con desolazione che la “casetta”,  il “sole” e “l’alberello” che loro stessi disegnavano a otto anni sono rimasti così, tali e quali anche adesso che ne hanno magari trentasette: forse senza nemmeno accorgersi hanno abbandonato il mondo della fantasia e dell’immaginazione e la loro competenze si sono fermate all’infanzia.
Basta anche solo provare a osservare quando i bambini disegnano per scoprirli  assorti, seri e silenziosi, completamente immersi, per capire l’importanza di questa attività e cominciare a sostenerla anche oltre l’infanzia come attivatore di un processo di individuazione e agente potenziante di competenze cognitive ed emotive e relazionali che si svilupperanno nel corso dell’esistenza.

Lo scarabocchio come proto-pensiero

Agli occhi dei genitori lo scarabocchio è incomprensibile perché molto spesso si è più inclini a dare importanza al risultato che all’atto di disegnare.
Lo scarabocchio invece serve alla psiche del bambino come attività grafica-dinamica ed espressiva, ed è un processo psichico precursore della narrazione. A livello motorio aiuta il bimbo ad affinare la capacità di controllare la propria mano, coordinando sguardo, attenzione, spalla, braccio, polso, mano e pollice. D’altro canto questa fase non va considerata soltanto un momento di sviluppo motorio perché sono coinvolti processi cognitivi molto importanti.
Il e la coscienza in questo periodo non sono ancora definiti ma si stanno organizzando e sono in continua interazione con l’ambiente: attraverso lo scarabocchio il bambino sta gettando le basi del pensiero narrativo, inizialmente composto da tracce, movimenti e suoni del pennarello sulla carta, dai quali si  struttura piano piano un pensiero sequenziale e inferenziale (punto, linea, spirale e cerchio) e da qui prende poi il via il collegamento mentale fra le immagini. L’arteterapeuta Cathy Malchiodi lo definisce una forma di proto-pensiero, perché primariamente il bambino pensa per immagini.
In questo ambito, l’arteterapia può aiutare il bambino a sviluppare il linguaggio, impadronendosi di esso attraverso il fare artistico e  la sperimentazione corporea, e la coscienza di sé, fino a sviluppare verso i 4 anni, tramite il disegno, la figura umana completa.
In ambito clinico il lavoro del terapeuta non è tanto quello di decifrare il significato del disegno ma di amplificare  e sostenere lo sviluppo di questa competenza, favorendo, tramite tecniche artistiche, anche l’adattamento emotivo in caso di disagio e malessere.