Musica ed emozioni: guida a un ascolto consapevole durante la pandemia. Franz Schubert – Die Winterreise

Quando ascoltare musica aiuta a capire le emozioni

Musica ed emozioni: guida a un ascolto consapevole durante la pandemia. Franz Schubert – Die Winterreise

Ascoltare musica, capire le emozioni. La Finestra sulla Mente collabora con musicisti e compositori, con una guida all’ascolto dei brani che hanno fatto la storia della musica. L’obiettivo: capire le emozioni attraverso la musica classica (e non solo). Analizziamo Die Winterreise, di Franz Schubert

[Articolo in collaborazione con Michele Sarti – compositore]

Da quanto sono entrate in vigore le misure restrittive, la musica ha inondato il web. Su Spotify sono state inserite decine di playlist a tema Coronavirus, e su facebook o youtube in tantissimi hanno realizzato video musicali e concerti online. Inoltre, band, cantanti, orchestre e teatri mettono a disposizione interi archivi gratuitamente.

La musica è un supporto importante per colmare il senso di vuoto e la solitudine dell’isolamento. È un momento complesso in cui le incertezze sul presente e sul futuro possono provocare paura, ansia, stress, e mettere a repentaglio il nostro benessere psicofisico.

L’ascolto musicale può migliorare il benessere psicofisico. Alcune ricerche hanno dimostrato ad esempio che la musica classica è più efficace degli ansiolitici e di altri generi nel ridurre ansia e stress in pazienti che subiscono operazioni chirurgiche. In effetti, che la musica classica abbia effetti benefici è noto da tempo.

L’ascolto che vi proponiamo è “Il suonatore di organetto” (Der Leiermann), del compositore austriaco Franz Schubert (1797-1828), brano conclusivo del ciclo “Il viaggio d’inverno” (Die Winterreise).

Franz Schubert: “Der Leiermann” – ascolto. (L’articolo prosegue sotto il video)

Come fa la musica a emozionare?

Le neuroscienze si interrogano da tempo su come faccia la musica a trasmettere emozioni. I meccanismi con cui ciò avviene sono ancora poco noti. Una teoria accreditata sostiene che la musica sia in grado di emozionare grazie al meccanismo dei cosiddetti “neuroni specchio“. Questi neuroni si attivano sia quando eseguiamo un’azione che quando la immaginiamo o vediamo qualcuno eseguirla. Tra le funzioni dei neuroni specchio non a caso c’è quella di aiutarci a capire le intenzioni altrui e permetterci di provare empatia.

Grazie ai neuroni specchio possiamo comprendere i movimenti e le intenzioni dell’esecutore e provare le sue emozioni.

Immaginate ad esempio una marcia funebre, come quella famosa di Chopin. Che movimento richiama? Non vi ricorda il lento e triste incedere del corteo dietro il feretro del defunto? La cupa tonalità minore richiama un borbottio sommesso e un sentimento doloroso, perché ci stiamo immaginando quel movimento e quelle intenzioni.

Immaginate ora la tipica hit estiva: sarà ritmata, gioiosa, ballabile. Il ritmo coinvolgente attiva una sensazione di movimento, di danza, che richiama a sua volta sensazioni positive e serenità. Se aggiungiamo a questi brani i ricordi positivi dell’estate, ecco che abbiamo un tormentone.

Schubert e il lied

Abbiamo scelto di iniziare il percorso di ascolto con il rapporto parola-musica, legame che risale alle più antiche civiltà, quando si narravano le gesta di eroi accompagnandosi con uno strumento. 

Pur essendo musica “lontana” di quasi due secoli, come tutti i capolavori “Die Winterreise” ha la capacità di trascendere il proprio tempo ed entrare nell’immortale terreno dei classici. Il contenuto, seppure espresso col linguaggio di un uomo di primo ottocento, scava così a fondo nell’animo umano da rivelare sfumature sempre diverse anche a chi lo ha eseguito o ascoltato già molte volte.

Die Winterreise è una raccolta di ventiquattro lieder su testi di Wilhelm Müller, poeta e scrittore tedesco contemporaneo di Schubert. I lieder (dal tedesco “lied”: canto), sono composizioni per voce solista e pianoforte, spesso riuniti in cicli e legati da un tema narrativo. I testi erano di solito componimenti poetici allora in voga, tra cui anche quelli di Johann Wolfgang Goethe, autore de “I dolori del giovane Werther”.

Il lied non è altro che una canzone, come indica la traduzione tedesca. Schubert ha dedicato a questo genere un’ampia produzione, componendo oltre seicento lavori di straordinaria riuscita e in cui emerge un istintivo senso drammaturgico che altri autori avevano pienamente espresso in altri generi musicali come l’opera (la cui nascita risale al 1600; tra i volti più noti ricordiamo Mozart, Verdi e Puccini).

L’ampio catalogo dei lieder schubertiani comprende altre due raccolte:

  • Die schöne Müllerin (La bella mugnaia), del 1823, sempre su testi di Müller
  • Schwanengesang  (Canto del cigno), del 1828, su testi di vari autori.

Un viaggio d’inverno

“Come un estraneo sono comparso, come un estraneo me ne vado”. Con queste parole si apre la Winterreise. Ognuna delle ventiquattro tappe del viaggio affronta l’abisso della solitudine, il rifiuto, l’abnegazione. Un uomo, affranto forse per la fine di una relazione amorosa (non ci è dato sapere il motivo preciso), si mette in cammino, di notte e senza una meta precisa.

L’unica figura umana che incontra il viandante, alla fine del ciclo, è un suonatore di organetto. Un uomo ai margini della città, che nessuno ascolta, che nessuno vede, un uomo solo, esattamente come il viaggiatore.

Ecco il testo:

“Al limitare del paese c’è un uomo con l’organetto;
con le dita indurite gira la manovella.
Scalzo, sul ghiaccio vacilla qua e là,
il piattello resta sempre vuoto.

Nessuno l’ascolta, nessuno lo vede,
e ringhiano i cani intorno al vecchio.
Indifferente a tutto lui gira, gira,
l’organetto mai non tace.

Vecchio misterioso, e se venissi con te?
Accompagneresti i miei canti col tuo organetto?”

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L’ultima tappa di un viaggio: il suonatore d’organetto

Attraverso i versi di Müller, Schubert dipinge l’ultimo lied come un quadro di struggente solitudine. Un vecchio scalzo al limitare del paese, gira e rigira la manovella della ghironda. Vacilla, incerto, sul ghiaccio, mentre il piattello resta sempre vuoto. Una musica sfuggente, inafferrabile, traghetta il viandante oltre ogni categoria di spazio e di tempo. I suoni che si susseguono creano l’effetto di un’assoluta, paradossale staticità: l’indifferenza del mondo verso il misterioso suonatore. Dal pianoforte emerge spoglio, nel registro grave, un solo accordo, ribattuto per l’intero corso del brano. Su questo motivo armonico è intessuta una linea essenziale. Così il compositore sembra evocare le sonorità della ghironda. La voce, intanto, intona una melodia sommessa, ripetendo invariate due strofe. Sui versi finali qualcosa sembra cambiare e per un istante si ha la sensazione di riemergere da un sogno; il tempo necessario al viandante per chiedere: “Vecchio misterioso, e se venissi con te? Accompagneresti i miei canti col tuo organetto?”, e si sprofonda nuovamente nell’oblio.

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La nostalgia del viandante

Dove stiamo andando? Dove siamo ora?

Nel susseguirsi di queste giornate di isolamento sociale e incertezza, il tempo sembra aver perso i suoi contorni definiti. Forse siamo come viandanti, che ripercorrono i passi finora compiuti e si interrogano su quale sia il prossimo tracciato. Fluiscono in noi sensazioni, emozioni e pensieri che le condizioni di solitudine e di incertezza sull’avvenire contribuiscono a tirar fuori.

Forse ora non siamo altro che viandanti costretti a riflettere sulla propria meta sentendosi più che mai erranti – coloro che per definizione “errano” e perciò non hanno una meta.

Per l’ascolto completo dell’opera Die Winterreise, ecco un’ottima esecuzione: