Psichiatria

L’aggressività, come gestirla

L’aggressività, una volta esaurita la sua funzione evolutiva di protezione e adattamento, può dare adito a comportamenti dannosi per sé e gli altri. Occorre quindi imparare a gestirla.

L’aggressività, come gestirla

L’aggressività fa parte di ognuno di noi, ma controllarla non è facile.

Va subito specificato che si tratta di un tipo di condotta che si ritrova tanto negli uomini quanto negli animali, e di per sé, quando viene esercitata, non deve essere necessariamente considerata un disturbo del comportamento.

È derivante dalla rabbia, un’emozione primaria, e assolve una funzione di adattamento ambientale insostituibile. Altro discorso quando la persona mostra condotte aggressive persistenti, e non giustificate da alcun contesto o fattore esterno apparente. In simili circostanze è lecito domandarsi se non si sia di fronte ad uno stato psicopatologico.

Davanti a questa eventualità è necessario studiarne le cause, e affrontarla se necessario in un percorso psicoterapeutico, per arrivare alle sue radici e restituire alla persona una condizione di benessere psicologico.

 

Cosa si intende con il termine aggressività?

Il termine aggressività, al netto della sua componente emotiva, indica uno specifico disturbo del comportamento la cui principale manifestazione è il tendere a danneggiare una persona oppure degli oggetti. Le tipologie di manifestazione possono essere verbali, come nel caso di minacce, insulti o parole inappropriate e volgari, oppure può essere fisica ed esprimersi con: pugni, graffi, morsi, urla e pianti.

È di estrema importanza sottolineare il fatto che l’aggressività è una espressione istintuale, una reazione di tipo emotivo ad un avvenimento stressorio, o un evento che la persona considera frustrante o, ancora, pericoloso per sé.

Frits Perls, fondatore della psicoterapia Gestalt, considera l’aggressività una funzione vitale dell’organismo. Questo termine, per Perls, indica etimologicamente l’andare verso qualcosa, il muoversi verso un obiettivo, il voler soddisfare un bisogno. Un’accezione quindi positiva, dal momento che essere aggressivi può anche voler dire cercare di raggiungere uno scopo.

In questa ottica, l’aggressività è sinonimo non esclusivo di violenza, ma anche di azione o reattività, e combattività.

Quali sono i tipi di aggressività?

Esistono diversi tipi di aggressività:

  • reattiva a una condizione di frustrazione. Quando ad esempio quando ci si sente provocati da qualcuno
  • proattiva, se si agisce aggressivamente per raggiungere uno scopo, come il sottomettere l’altro
  • impulsiva, quando è espressa in comportamenti non pianificati, non provocati o sproporzionati rispetto alla provocazione. Quest’ultima forma è tipica di persone abitualmente irritabili
  • diretta, quando il danno o la sofferenza sono inferti usando il proprio corpo
  • indiretta, nei casi in cui ad esempio si parla male alle spalle di una persona per causare danno
  • autodiretta o eterodiretta, nei casi in cui il danno è inferto a sé stessi o, al contrario, verso persone oppure oggetti.

È possibile, inoltre, che un individuo abbia una personalità passiva aggressiva. In questo caso l’ostilità non è palese, ma è deliberatamente mascherata e si esprime, se così può essere detto, attraverso mancate azioni.

A cosa è dovuta l’aggressività?

L’aggressività può originare da diverse cause e fattori scatenanti, ed è quindi una condizione multifattoriale.Può innanzitutto manifestarsi attraverso reazioni emotive a eventi frustranti che minacciano il soggetto, oppure e essere una caratteristica comportamentale appresa nel tempo, attraverso osservazione e imitazione. Può essere inoltre scatenata da stati d’animo quali:

Inoltre può derivare da malattie fisiche che causano dolore cronico. Disturbi psichiatrici come nevrosi, psicosi, schizofrenia, autismo, demenza possono innescare un comportamento aggressivo, che del resto può manifestarsi anche dopo un ictus.

Anche alcolismo e abuso di sostanze come le amfetamine possono essere associati all’aggressività.

Alcune cause specifiche includono l’abuso di steroidi anabolizzanti e l’assunzione di farmaci come antidepressivi. La demenza vascolare, il disturbo bipolare e il disturbo ciclotimico sono tutte malattie in cui l’aggressività è un sintomo probabile.

Cosa significa quando una persona è aggressiva?

L’aggressività può emergere attraverso una serie di comportamenti, spesso in modi complessi e sfumati. Questi comportamenti possono comprendere l’adozione di linguaggio offensivo o denigratorio per ferire emotivamente gli altri, così come le minacce verbali.

Interrompere costantemente gli altri durante una conversazione, alzare la voce o fare scenate di rabbia rappresentano comportamenti aggressivi volti a intimidire. Anche gesti fisici come spingere o strattonare rientrano in questa categoria.

L’aggressività può anche manifestarsi attraverso comportamenti di controllo e manipolazione. L’omissione intenzionale, come ignorare deliberatamente qualcuno, è un altro comportamento che può ferire emotivamente. Le critiche costanti, il sarcasmo offensivo, l’esclusione sociale sono altri esempi di comportamenti aggressivi.

Che rapporto c’è tra rabbia e aggressività?

C’è chi esprime l’aggressività prevalentemente su un piano verbale, ferendo, danneggiando o insultando l’altro.

In altre persone viene vissuta soprattutto sul piano emotivo, sotto forma di rabbia intensa. Altri ancora si concentrano su pensieri ostili, rivolti a chi è considerato la causa della rabbia. Spesso, ma non sempre, provare un’emozione di rabbia predispone al comportarsi in modo aggressivo.

Come si fa a gestire bene l’aggressività?

Saper gestire rabbia e pensieri che l’accompagnano è fondamentale. Solo così infatti si riesce a incanalare l’aggressività per raggiungere obiettivi utili.

Chi è incapace di gestire la propria aggressività può mettere in atto comportamenti che causano danni sia a sé sia a chi è il destinatario e bersaglio di questo stato d’animo.

Un modo per gestire l’aggressività è assumere un atteggiamento assertivo, che costituisce un buon compromesso fra la necessità di difendersi o rispondere a una provocazione e quella di farlo in un modo che non crei danni a sé stessi o agli altri.

Un altro modo è saper attendere che uno stato emotivo di rabbia si calmi, prima di agire, o favorirne lo spegnimento con tecniche utili ad abbassare lo stato di attivazione fisica che lo accompagna. Esistono diverse tecniche di rilassamento che possono essere utilizzate per diminuire l’intensità di uno stato emotivo; queste sono spesso basate sulla respirazione e il rilassamento muscolare, ma possono prevedere anche approcci terapeutici più complessi come la mindfulness.

L’empatia, cioè la naturale capacità di sentire lo stato mentale di un’altra persona, è un altro meccanismo di modulazione della rabbia. L’empatia consente infatti d’immedesimarsi nell’altro e provare, o immaginare, cosa l’altro proverebbe se venisse attaccato.

Come gestire l’aggressività altrui?

Quando abbiamo il problema di dover comunicare con una persona aggressiva, che sia un parente, un collega, un amico, uno sconosciuto al volante, dobbiamo tenere a mente che non esiste un unico modo, sempre valido, per interagire. La comunicazione efficace con una persona aggressiva dipende molto dai motivi per cui quella persona, in quel momento, è diventata aggressiva.

In alcune situazioni può essere utile assumere un atteggiamento e un tono di voce calmo e pacato. In altre, i comportamenti innati di attaccofuga sono le reazioni automatiche che il nostro organismo metterà in atto per noi, per fronteggiare il pericolo. Nel contesto di un percorso psicologico è possibile comprendere come funziona la propria aggressività, capire quando si accende e come si può gestire in modo efficace nei rapporti con gli altri.